Angelo Olivieri, Alipio C Neto, Doppio Trio
Progetto Guzman
Progetto Guzman
2. If Not Ecstatic We Refound
3. Lover Man
4. Dicintencello vuje
5. A Sud
6. Caatinga
7. G
8. DQ
9. Dadà
10. Accarezzame
11. Corale
12. If Not Ecstatic We Refound
13. Song
Il doppio trio di Angelo Olivieri e Alipio C Neto
Angelo Olivieri - Tromba, pocket trumpet
Alipio C Neto - sassofono tenore, soprano curvo
Silvia Bolognesi - contrabbasso
Roberto Raciti - contrabbasso
Marco Ariano - Batteria, percussioni, effetti
Ermanno Baron - Batteria
Maria Pia De Vito - voce
Eugenio Colombo - sassofono soprano, flauto
Pasquale Innarella - sassofono contralto
Ivano Nardi - Batteria, oggetti
Giancarlo Schiaffini - Trombone
Angelo Olivieri - Tromba, pocket trumpet
Alipio C Neto - sassofono tenore, soprano curvo
Silvia Bolognesi - contrabbasso
Roberto Raciti - contrabbasso
Marco Ariano - Batteria, percussioni, effetti
Ermanno Baron - Batteria
Maria Pia De Vito - voce
Eugenio Colombo - sassofono soprano, flauto
Pasquale Innarella - sassofono contralto
Ivano Nardi - Batteria, oggetti
Giancarlo Schiaffini - Trombone
"Se Mario Schiano avesse studiato con regolarità e metodo il suo strumento avremmo avuto una copia dei tanti musicisti ben preparati, inappuntabili, che girano nel circuito jazzistico, ma non avremmo mai avuto uno come Mario Schiano..." Così si esprimevaBruno Tommaso a pochi giorni dalla scomparsa del suo amico e compagno di tante avventure musicali. L'importanza del sassofonista napoletano nel panorama nazionale trascende, come è ovvio, gli aspetti meramente tecnici. La sua influenza su tutta la scena nostrana consiste nel movimento, nell'agitazione che ha provocato nel jazz italiano, causando vere e proprie scosse telluriche in un ambiente che viveva di stabilità e di consolidate certezze. A quattro anni dalla morte, un gruppo di coraggiosi e competenti musicisti, riuniti sotto il titolo di "Progetto Guzman", volendo così ricordare il luogo di un concerto mitico svoltosi a Orbetello nel 1969, confezionano un disco di rara intensità e bellezza dedicato all'artista partenopeo. Il cd è stato inciso dal vivo presso l'auditorium della scuola di musica di Testaccio e si configura, nelle intenzioni, come un esplicito omaggio.
Innanzitutto sono stati analizzati e catalogati gli elementi tipici dell'estetica di Schiano: canzoni napoletane della tradizione più classica, riprese magari per ironizzarci sopra o per "tradire il modello" con deferente affetto; motivi legati al mondo del night club, dove il sassofonista aveva lavorato prima del suo trasferimento a Roma e a cui era rimasto, comunque, legato; la rilettura sgangherata degli standards, più vilipesi che onorati, o forse rispettati perchè "rovinati", "minati alle basi"; l'improvvisazione pura, senza vincoli di sorta; le melodie di Schiano di carattere popolare o popolaresco.
Innanzitutto sono stati analizzati e catalogati gli elementi tipici dell'estetica di Schiano: canzoni napoletane della tradizione più classica, riprese magari per ironizzarci sopra o per "tradire il modello" con deferente affetto; motivi legati al mondo del night club, dove il sassofonista aveva lavorato prima del suo trasferimento a Roma e a cui era rimasto, comunque, legato; la rilettura sgangherata degli standards, più vilipesi che onorati, o forse rispettati perchè "rovinati", "minati alle basi"; l'improvvisazione pura, senza vincoli di sorta; le melodie di Schiano di carattere popolare o popolaresco.
Su queste strutture, più o meno definite, si sviluppa una serie di tracce in rapporto con il mondo espressivo di Mario Schiano direttamente, con l'esecuzione di temi a lui particolarmente cari o indirettamente con originals ispirati alle sue preferenze musicali.
Il merito di questa operazione va in larga parte a Paolo Carradori che ha spinto e promosso questa "non" celebrazione, perché non si può celebrare un personaggio di questa tipologia e, ovviamente, ai musicisti coinvolti nell'impresa.
Il nucleo portante dell'incisione è formato da due trii quasi speculari: basso e batteria da una parte, la tromba e il sassofono dall'altra. I due gruppi più che fronteggiarsi si amalgamano in una "fusione a caldo" foriera di un sound ben organizzato, pieno di forza e di energia, attraverso una liaison sotterranea o patente con il blues, un allacciamento avvertibile con i suoni del meridione e, ca va sans dire, un "bagno" inevitabile nel crogiuolo della "New Thing" afroamericana.
Si distingue, come solista, la voce abrasiva e lirica dell'ottone di Angelo Olivieri. Gli risponde dall'altro lato il suono ispido e afrobrasiliano, onnicomprensivo stilisticamente, mutevole al diversificarsi delle situazioni, del sassofonista, di adozione portoghese, Alipio C Neto.
La Bolognesi e Raciti, da parte loro, dialogano con una profondità e una leggerezza di tocco da manuale del contrabbasso contemporaneo.
Marco Ariano ed Ermanno Baron sono in un continuo assolo e in permanente tensione. Non possono permettersi pause o divagazioni e si dimostrano sempre presenti sul pezzo.
Ai due trii si affiancano musicisti come Eugenio Colombo e Giancarlo Schiaffini, che hanno condiviso, fra l'altro, con Schiano la militanza nell'Italian Instabile Orchestra e sono particolarmente in vena, come sempre gli succede. Inoltre è ospite speciale Pasquale Innarella, uno degli allievi prediletti, protagonista di diverse edizioni delle "Controindicazioni", la rassegna dedicata ai creativi che non trovavano spazi in altri festival istituzionali, prodotta dall'attività instancabile di promotore artistico del musicista campano. Ci sono pure la cantante Maria Pia De Vito in una stralunata e quasi sofferta "Dicitencello vuie" e il batterista e non solo Ivano Nardi, impegnato ad aggiungere "rumori", per mezzo della percussione di oggetti impropri, a tutto l'insieme.
Si distingue, come solista, la voce abrasiva e lirica dell'ottone di Angelo Olivieri. Gli risponde dall'altro lato il suono ispido e afrobrasiliano, onnicomprensivo stilisticamente, mutevole al diversificarsi delle situazioni, del sassofonista, di adozione portoghese, Alipio C Neto.
La Bolognesi e Raciti, da parte loro, dialogano con una profondità e una leggerezza di tocco da manuale del contrabbasso contemporaneo.
Marco Ariano ed Ermanno Baron sono in un continuo assolo e in permanente tensione. Non possono permettersi pause o divagazioni e si dimostrano sempre presenti sul pezzo.
Ai due trii si affiancano musicisti come Eugenio Colombo e Giancarlo Schiaffini, che hanno condiviso, fra l'altro, con Schiano la militanza nell'Italian Instabile Orchestra e sono particolarmente in vena, come sempre gli succede. Inoltre è ospite speciale Pasquale Innarella, uno degli allievi prediletti, protagonista di diverse edizioni delle "Controindicazioni", la rassegna dedicata ai creativi che non trovavano spazi in altri festival istituzionali, prodotta dall'attività instancabile di promotore artistico del musicista campano. Ci sono pure la cantante Maria Pia De Vito in una stralunata e quasi sofferta "Dicitencello vuie" e il batterista e non solo Ivano Nardi, impegnato ad aggiungere "rumori", per mezzo della percussione di oggetti impropri, a tutto l'insieme.
Curiosamente, ma non tanto, alcuni brani vengono denominati come " Composizioni estemporanee". Si percepisce, qui, una scelta ben precisa, già enunciata da Eugenio Colombo in una recente intervista a radio 3: "Non mi piace il termine improvvisazione assegnato a determinata musica. Il nome stesso fa pensare a un qualcosa di non pianificato, di scarsamente progettuale, di "buttato là come viene" senza la necessaria cura e consapevolezza da parte dei musicisti".
Sono, in sostanza, settantun minuti di grande jazz, perchè di questo si tratta, dove succede di tutto nel nome di Schiano, ma si va anche oltre la sua eredità, si supera l'insegnamento del maestro(che sicuramente rifiutava questo ruolo) per comporre una musica tanto libera nella costruzione, nello sviluppo, quanto rigorosa nel ribadire l'assunto "If not ecstatic we refund". E qui materiale per andare in estasi ce n'è in abbondanza; non c'è rischio di rifondere alcunché a chicchessia...
Gianni Montano per Jazzitalia